Barricate di Clarea
Scheda
Localizzazione
Le Barricate di Clarea si trovano – come ricorda il nome – in Clarea. Con questo toponimo viene generalmente indicata la parte bassa dell’omonima valle, nel punto in cui il torrente che le dà il nome confluisce nella Dora Riparia. Il torrente, che oggi segna il confine tra i Comuni di Giaglione e Chiomonte, ha segnato il confine tra la Savoia e il Delfinato fino al 1713, quando, con il trattato di Utrecht, la frontiera è stata portata sullo spartiacque del Monginevro. La zona della Clarea si presenta come una conca racchiusa tra l’altopiano del Comune di Chiomonte, la regione Maddalena di Chiomonte, il versante orografico sinistro dell’alta Valle Susa e le gorge della Dora tra Giaglione, Gravere e Chiomonte.
In questo contesto, sia sul lato francese sia su quello sabaudo si sono sviluppati in passato dei sistemi difensivi che sono nati presumibilmente nel momento in cui, morta la contessa Adelaide, l’Alta Valle di Susa perse progressivamente importanza all’interno della Marca di Torino, permettendo così l’affacciarsi sul versante orientale delle Alpi dei conti d’Albon, futuri Delfini, i quali portarono il confine della loro contea fino alla zona tra gli attuali Comuni di Chiomonte e Gravere. Le Barricate di Clarea in territorio sabaudo in particolare si svilupparono sulla sinistra orografica del torrente omonimo nella parte terminale a ridosso del corso d’acqua e della strada nota ai giaglionesi come via Gallo – Romana, che collega i Comuni di Giaglione e Chiomonte. La conformazione geologica della zona ha indubbiamente condizionato lo sviluppo geometrico delle Barricate, che nella parte lungo il torrente seguirono l’andamento del ciglio che divide la zona del bosco – e un tempo delle vigne – dalla gola del Clarea.
Testimonianze documentarie e fatti d’arme
Già nella carta ulciense del 1202 in località Bletoneto vengono menzionati toponimi come castelletum o castenetum, mentre del 1303 e del 1343 sono i primi accenni alle custodie dei passi. La prima citazione scritta relativa alle Barricate, tuttavia, pare essere quella del documento che testimonia la visita di Giacomo Valperga, vicecastellano di Susa, e Bono Scalenghe, dei conti di Piossasco, al Castello Superiore di Giaglione nel febbraio 1447. Costoro si presentano alle porte del castello accompagnati da alcuni magistri oprarum e dopo aver visitato il castello sia all’interno («tam intus»), sia all’esterno («q[uam] ex[tra]») insieme ai passi della Clarea («cum passibus claree») ordinano riparazioni e fortificazioni la cui entità il documento sfortunatamente non precisa. Nel documento l’uso della parola «passibus», ablativo plurare di passo , lascia intendere che i punti soggetti a controllo e guardia fossero più di uno. Con buona probabilità i passi a cui il documento fa riferimento erano due: il primo, più in basso, lungo la via Gallo – Romana che porta a Chiomonte (località Pineto); il secondo, a mezza costa, nel punto in cui la Strada della Cassa raggiunge la gola del torrente Clarea (regione Caser).
Nell’ottobre 1471 la Comunità di Giaglione, gravata dai turni di guardia, diurni e notturni, prorogatisi per diversi giorni e dal dover contribuire alle spese dei soldati che alloggiavano presso i passi verso il Delfinato, rivolge una supplica al duca. In virtù della franchigia relativa alla cavalcata, la sentenza del Consiglio Ducale accolla ai nobili l’onere delle spese, ma conferma la guardia dei passi a carico della Comunità . L’11 luglio 1476 il Consiglio Cismontano ordina l’invio di fanti a presidiare i passi attorno a Susa, mentre alcuni giorni prima lo stesso Consiglio aveva incaricato un certo Cambiani dei signori di Ruffia di munire questi di vettovaglie, uomini e fortificazioni. Alcuni anni più tardi, il consigliere ducale Sebastiano Ferrerii, delegato a riscuotere le rate di sussidio pagate dalle terre di qua dai monti, riconoscerà che i sudditi di Giaglione sono già abbastanza gravati dalle guardie ai passi verso il Delfinato.
Nel primo ‘500 le vicende legate alle guerre di successione spagnola che videro contrapporsi Francesco I, re di Francia, e Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, tornano a interessare la zona di confine tra Francia e Savoia in Valle di Susa. Durante la terza guerra (1536 – 1538) Francesco I entra per ben due volte in Italia attraverso l’Alta Valle. Nel marzo 1536 la resistenza blanda da parte sabauda al Passo di Susa permette il dilagare dei Francesi in valle che arrivano così a saccheggiare Torino. Nell’ottobre dell’anno successivo (1537) una nuova invasione in territorio italiano vede i Francesi giungere attraverso la Clarea sino a Giaglione dove incendiano il Castello Superiore e le borgate del paese.
La presenza di documenti che citano le Barricate di Clarea prosegue ancora nella seconda metà del ‘500. Negli atti del 21 dicembre 1569 riguardanti una vertenza di Lorenzo Aschieri de Ialliono contro la Comunità di Giaglione e relativi alle riparazioni da farsi al Castello Superiore, Annibale Barrale, testimone di parte di Lorenzo, afferma che questi «(…) vineva spesse volte al luogho ove si faceva la guardia per parte di quelli di susa et provedeva o sia faceva proveder alli huomini di giaglione di vituaglie et altre cose a luoro necessarie (…)».
Il 4 ottobre 1590, nel corso della guerra per il possesso del Marchesato di Saluzzo, reparti francesi guidati dal Lesdiguières attaccano i trinceramenti piemontesi della Clarea difesi da Amedeo de Sonnaz. A guardia delle Barricate si trova il governatore di Susa in persona insieme a cinquecento archibugieri. Nello scontro durato un’ora il governatore e parte dei cinquecento uomini muoiono sul campo, mentre i sopravvissuti vengono messi in fuga fino alle porte di Susa . Anche se le perdite piemontesi e savoiarde effettive si aggirano forse intorno a duecento uomini, il fatto – scrive B.Molino in Giaglione, storia di una comunità – risultò tuttavia grave perché, come risulta da una lettera della duchessa Caterina del 5 ottobre al governatore di Montmélian, guadagnate le Barricate di Giaglione il nemico si sarebbe potuto attestare a Novalesa sbarrando così il passaggio dal Moncenisio. Anche in quegli anni la Comunità di Giaglione è costretta a mantenere continui turni di guardia, non coadiuvata in tale compito dalle vicine Comunità di Venaus, Novalesa e Ferrera, che avrebbero invece dovuto affiancarla nell’incarico.
Nel 1593 l’esercito sabaudo guidato da Gabrio Busca riesce ad impadronirsi del castello di Exilles. Ne manterrà il possesso per due anni appena, fino al 1595. Nel 1597 la guarnigione del castello, ritornato in mano francese, tenta un attacco alle Barricate con lo scopo di alleggerire la pressione dell’esercito sabaudo nella valle dell’Arc, dove il Lesdiguiéres si stava ritirando. I soldati riescono nell’impresa di superare la Clarea e di spingersi fino in Val Cenischia per tagliare il rifornimento dal Piemonte all’esercito avversario. A prezzo di gravi perdite, tuttavia, le milizie sabaude riorganizzatesi al comando del governatore di Susa riescono a contenere l’attacco e a respingere il nemico oltre il confine in Clarea. Le ostilità si placano con l’editto di Nantes e la pace di Vervins nel 1598.
Nel dicembre 1612 la morte di Francesco Gonzaga, duca di Mantova e del Monferrato, fornisce il pretesto al duca Carlo Emanuele I per invadere quest’ultimo e per dare inizio alla prima guerra del Monferrato. Le vicende belliche si protrarranno fino al 1617 quando verrà ratificata la pace di Asti firmata due anni prima, il 23 giugno 1615. Nel 1613 la Comunità di Giaglione acquista munizioni, corda e polvere per le guardie in Clarea e il capitano Medail, governatore del forte di Santa Maria, visita le Barricate per verificarne lo stato. Ancora nel 1618, terminato il conflitto, il governatore di Susa ordina la guardia «alle barricate et altri logi, per causa di soldati que passino li monti andando in Piemonte».
Il 1628 vede l’intervento degli ingegneri Carlo di Castellamonte e Tommaso Stanio per la “costruzione” di «Barricate, et Trinciere» . Le opere progettate dal Castellamonte dovevano presumibilmente andare a rafforzare le difese già presenti. È quanto si legge in un documento di quell’anno in cui la Comunità di Giaglione rivolge una supplica al duca affinché si proceda alla misura e all’estimo dei terreni che verranno usati per le nuove opere perché «ove esso Conte [di Castellamonte] dissigno’ farsi grandissime Barricate, et Trinciere, (...) converra guastare quantita’ de loro [i.e. dei giaglionesi] possessi frutiferi, et de migliori, che hano sopra detto finaggio pieni di viti». Il documento infatti prosegue con gli atti relativi alla misura dei terreni ed elenca il numero di «tavolle» espropriate per il progetto, mentre nelle ultime pagine elenca i lavori fatti alla Torre dei Santi.
Il 6 marzo 1629 il Passo di Susa viene forzato dall’esercito di Luigi XIII e del cardinale Richelieu che, dopo aver preso l’ultima roccaforte degli Ugonotti a La Rochelle, rivolge la sua attenzione alla situazione del Monferrato di cui Carlo Emanuele I aveva tentato nel frattempo l’annessione. Tutta la vicenda venne registrata in diversi documenti, due dei quali sono la didascalia del Plan au vray, tant de la prinse de la ville de Suze… dell’ingegnere militare francese Jean de Beins (1577 – 1651) e il Journal de ma vie del maresciallo di Bassompierre.
L’ultima menzione delle Barricate e in particolare della Torre dei Santi risale al 1777 quando il topografo e ingegnere francese De Montannel scrive: «Le ruisseau qui coule dans la Combe de Chaury prend sa source sous le col du Petit Montcenis et il se jette dans la Doire entre Ramas et Jaillon. On voit vers son embouchure et du côté de Jaillon une tour qui paraît être de la plus grande antiquité». Il toponimo Torre compare ancora nella parte quinta delle Carte topografiche per A e B conservate all’AST datate a metà Settecento.
B.Molino, "Giaglione, storia di una comunità", Borgone di Susa, 1975, capitolo XIV, pagg. 197 - 214
R.Ronsil, "Le Barricate di Clarea: alcune considerazioni sul sistema difensivo del versante giaglionese"