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Rovine del Castello Superiore

Scheda

Jean de Beins, Plan au vray, tant de la prinse de la ville de Suze…
Come quasi tutti i giaglionesi sanno, del castello degli Aschieri de Ialliono rimangono oggi pochi resti che ancora affiorano dal terreno. La fortezza sorgeva sul poggio a nord-ovest delle case della frazione di Sant’Andrea (Clóo) che si affacciano sulla strada del Moncenisio nel luogo in cui il toponimo stesso (Tsatlas, castellazzo) ricorda in sintesi la fine ingloriosa dell’edificio. Pur essendo appartenuto ad una delle famiglie feudali di rilievo nelle vicende storiche della media e bassa Valle di Susa, il castello continua ad avere ancora oggi scarsa fortuna sia per le condizioni in cui versa il sito (suddiviso in appezzamenti, vigneti ecc. già a partire dal XVIII secolo, poi divenuto terreno incolto ed infine adibito parzialmente a discarica), sia per la scarsa considerazione di cui gode nei testi specialistici che trattano delle vicende belliche e delle fortificazioni sul confine tra il ducato di Savoia e il Delfinato.

Un riferimento bibliografico imprescindibile per chi cerchi notizie in merito resta ancora oggi l’opera di Baldassarre Molino su Giaglione pubblicata nel 1975, cui si aggiunge qualche studio più recente che tratta più in generale dell’incastellamento nella valle della Dora Riparia. In mancanza tuttavia di indagini archeologiche che ne recuperino e rivalutino il sito, poco si conosce ancora oggi dell’aspetto che aveva la fortezza. Il fatto che il castello risultasse già demolito nel 1702, durante una ricognizione fatta da alcuni giaglionesi alla presenza del marchese del luogo per stabilire la qualità dei terreni del paese, ne ha reso impossibile la rappresentazione a quei disegnatori che nella seconda metà del XIX secolo hanno raffigurato numerosi edifici antichi della Valle di Susa.

Richiamo storico

Quasi nulla si conosce dell’anno di costruzione della domus fortis superioris (casaforte superiore), nome con cui compare nei primi documenti che ne attestano l’esistenza. Pur ricordando quanto affermato da padre Placido Bacco da Giaveno, secondo il quale la costruzione dell’edificio sarebbe avvenuta nel 1230, vale a dire qualche anno dopo l’insediamento degli Aschieri nel feudo di Giaglione di cui poi assumeranno il nome, Molino indica nell’investitura del 30 maggio 1345 la prima testimonianza scritta dell’esistenza della casaforte. Oggi sappiamo tuttavia che la domus fortis esisteva per certo alla data dell’8 gennaio 1327 quando Micheletto Aschieri de Ialliono, figlio di Vincenzo, riconosce la parte che suo padre aveva in essa al tempo della sua morte . Con l’investitura sopraccitata, Micheletto Aschieri riconoscerà nel 1345 «duo castra sive duas domos fortes» («due castelli o caseforti») denominati Castello Superiore e Castello di Menate.

L’importanza strategica del castrum superius viene ricordata nel 1361 dallo stesso Amedeo VI di Savoia che lo cita insieme a San Giorio nelle vicende che vedono la contea di Savoia contrapporsi al Delfinato, ma occorre giungere sino al 1437 (consegnamento del 21 giugno) per conoscere qualcosa di più della struttura del castello. Il testo del consegnamento, sebbene approssimativo nella collocazione delle varie parti (torri, sale, corti ecc.) dell’edificio, suggerisce una costruzione di notevoli dimensioni (un castrum più antico dalla struttura pressoché rettangolare e un receptum o bassa corte più recente), certamente superiori a quelle del castrum de Menatis che ricorda più una casaforte anche per confronto con edifici simili di comuni vicini.

Dieci anni più tardi, nel febbraio del 1447, un documento attesta la visita di Giacomo di Valperga, vicecastellano di Susa, e Bono Scalenghe dei conti di Piossasco accompagnati da alcuni magistri oprarum. La delegazione giunge alle porte del castello per visitarlo sia all’interno, sia all’esterno e per ordinare l’esecuzione di alcuni lavori di riparazione e di fortificazione, lavori la cui entità tuttavia non viene specificata dal documento che in tal modo non aggiunge nuovi dettagli sulla struttura.

L’episodio forse più significativo che ricordi il castrum superius e che segnerà l’inizio della decadenza avviene nel 1537 allorché Francesco I, re di Francia, entra nuovamente nel ducato di Savoia . Gli uomini della comunità, forse obbligati direttamente dagli stessi signori del luogo (secondo le accuse della comunità), o forse, indirettamente, dal capitano di Susa (secondo la difesa dei signori del luogo) , si vedono costretti a rompere le strade che conducono a Susa lungo il versante orografico sinistro della valle per impedire l’avanzata dei Francesi, i quali tuttavia giungono a Giaglione e ne incendiano le case ed il castello.

Ventitré anni più tardi (1560) Lorenzo Aschieri dà il via alla costruzione di vie di fuga sotterranee che già durante la loro realizzazione mineranno le fondamenta della fortezza e la porteranno alla definitiva rovina . Le ultime notizie che la riguardano risalgono alle già menzionate date del 1672 (16 e 18 gennaio) e del 1702.

B.Molino, "Giaglione, storia di una comunità", Borgone di Susa, 1975, capitolo XI
R.Ronsil, "Il Castrum superius di Giaglione nelle rappresentazioni dei secoli XVI e XVII" in Segusium, Società di ricerche e studi valsusini, n.52, 2013

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